“Coltivare con l’abracadabra. Soldi pubblici all’agricoltura biodinamica”.[1] Questo è uno dei titoli che si poteva trovare sui quotidiani nel maggio del 2021. Il tutto nacque  dalle accuse di stregoneria rivolte all’agricoltura biodinamica da una senatrice in occasione del dibattito sul Ddl 988 Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico.[2] Obiettivo delle accuse era emendare l’equiparazione dell’agricoltura biodinamica a quella biologica, contenuto nell’articolo 1, comma 3 del Ddl.

In questo post[3] vorrei riportare quanto ho appreso indagando nella letteratura su questa agricoltura, oltre a mostrare alcuni esempi dalla ricerca biodinamica che permettono di farsi un’idea delle metodologie utilizzate, ben distanti da magia e stregoneria. Mi preme però descrivere lo sviluppo del dibattito pubblico e parlamentare, rimasto purtroppo molto superficiale.

La prima anomalia di questo dibattito riguarda l’asimmetria delle posizioni. A partire dal 20 maggio 2021, fino a circa la fine del mese successivo, alcune delle radio più importanti per numero di ascolti dedicarono uno spazio solamente all’accusa, supportata da un esperto (più o meno del settore). Sui quotidiani (cartacei e online) su un totale di 22 articoli comparsi, solo 4 davano spazio a voci in difesa dell’agricoltura biodinamica. Dei 12 giornali che ho seguito in quel periodo, solo 3 presentavano un dibattito; i restanti 9 diedero spazio solo all’accusa, alla critica se non alla ridicolizzazione di questo tipo di approccio all’agricoltura.

In generale lo spazio dato agli esponenti dell’agricoltura biodinamica fu pressoché nulla. Anche grazie a questa asimmetria nell’informazione si è riusciti a deviare l’attenzione da ciò che era davvero in gioco. I difensori del disegno di legge precisavano come quest’ultimo fosse stato scritto dalla commissione parlamentare competente a seguito di audizioni con numerosi esperti. In esso si prescriveva l’equiparazione del biodinamico al biologico nei limiti in cui rispettasse la normativa europea vigente per il biologico. Il biodinamico si inseriva quindi in un piano di normazione più ampio, che garantiva il controllo di qualità e produzione.

La disparità del trattamento mediatico, il richiamo alla Scienza e la caccia alle streghe nel “paese di Galilei” hanno permesso la creazione di un fronte compatto di opposizione al decreto, che ha spinto anche i rappresentanti dei partiti inizialmente sostenitori del Ddl a ritrarsi davanti alle accuse, permettendo all’emendamento (che eliminava ogni riferimento alla biodinamica dal testo) di venire approvato.

Ma che cos’è l’agricoltura biodinamica? Essa nasce da alcune indicazioni operative del filosofo Rudolf Steiner (1861-1925), date agli agricoltori in un serie di conferenze, poco prima di morire nel 1925. Queste indicazioni si rivolgevano alla messa in opera di un nuovo modello di agricoltura, biodinamica appunto. L’agricoltura biologica ancora non esisteva; nascerà successivamente derivando conoscenze e esperienze dall’agricoltura biodinamica. La morte di Steiner non permise una revisione delle indicazioni emerse dalle conferenze, né Steiner lasciò alcun testo sistematico sull’argomento. Tutto quel che circola sono testi redatti dagli uditori, senza una revisione da parte di Steiner; nel dibattito, questo punto essenziale è stato sottaciuto, preferendo far discendere direttamente le pratiche da presunti scritti di Steiner.

Lo sviluppo sperimentale della biodinamica, invece, fu seguito da scienziati e docenti universitari tra i quali: il chimico Ehrenfried Pfeiffer (1899-1961), laurea honoris causa in Medicina e professore di Scienza della nutrizione; la microbiologa Lili Kolisko (1889-1976) e Eugen Kolisko (1893-1939), medico e docente di Chimica medica dell’Università di Vienna. La prima formalizzazione matematica dei principi che sono alla base della biodinamica fu del matematico George Adams, poi laurea ad honorem in Chimica a Cambridge.

Oggi il metodo biodinamico è particolarmente diffuso in Germania – dove la biodinamica è presente in tutte le facoltà di agraria – e la sua ricerca e sperimentazione sono presenti in molte università e centri di ricerca accreditati in Olanda, Svizzera, Svezia, Danimarca, Australia, Stati Uniti e Egitto. Dal 2005 è stato costituito il Biodynamic Research Network, esso federa diversi centri di ricerca operanti nel biodinamico in tutto il mondo.[4]

In Italia gli agricoltori biodinamici sono più di 4000 (stime Mipaaf). Per quanto riguarda la ricerca, esistono molti scienziati e ricercatori impegnati (a titolo di esempio si vedano le numerose pubblicazioni sull’humus del chimico prof. Alessandro Piccolo, vincitore del premio Humboldt per la chimica)[5], ma nessun centro o istituto riconosciuto come competente da parte dello Stato Italiano. In Europa la certificazione biodinamica viene rilasciata dall’ente certificatore Demeter all’azienda agricola che soddisfi i requisiti richiesti, tra questi l’utilizzo dei tanto citati corni di mucca ripieni di letame o quarzi di silicio. Questi ultimi sono definiti “preparati biodinamici” e vengono utilizzati in minime dosi nella funzione di “bio-regolatori” per incentivare la vita dell’hummus oltre che  crescita, salute e qualità di piante e animali.

È importante notare che non c’è nessuna pretesa di stregoneria (sembrerà banale) nel biodinamico. Al contrario, non si esime dal confronto con il regime scientifico vigente, prestandosi ad analisi quantitative e persino proponendo nuovi metodi di misurazione dei risultati ottenuti. Warner (2008), ad esempio, sostiene che le agricolture organiche si propongono da un lato di introdurre nuovi mezzi per la ricerca scientifica, e dall’altro adottano e plasmano gli strumenti della scienza ridefinendola e ampliandone la partecipazione. [6]

Due brevi esempi possono dare un’idea del panorama della ricerca biodinamica.

Il primo è uno studio pubblicato nel 2013 da Giannattasio, Vendramin e Fornasier. Studi precedenti avevano rilevato gli effetti positivi per la qualità del suolo dei preparati 500 (il vituperato cornoletame) e 501.[7] Lo studio in questione si rivolge invece all’analisi microbiologica del suolo trattato con questi preparati, evidenziandone l’effetto auxino-simile (auxin-like, auxine sono i fitormoni che regolano crescita e sviluppo delle piante), almeno pari a quello di alcuni dei principali fertilizzanti di sintesi in commercio.[8]

Secondo esempio è una ricerca del 2019, collaborazione tra il centro di Darmstadt per la ricerca biodinamica e l’Università di Bonn.  A conclusione della ricerca – che riporta alcuni riscontri positivi nel nutrimento del suolo a livello di macromolecole, in linea con lo studio citato poco sopra – gli autori suggeriscono alcune implementazioni negli strumenti di ricerca, nel tentativo di studiare gli aspetti qualitativi dei cibi prodotti e il loro apporto al nutrimento dello spirito. Uno di questi è l’utilizzo della cristallografia per studiare la corretta formazione dei vegetali durante la fase di crescita. Altra proposta è quella di un “Empathic Food Test” che possa standardizzare l’apporto emotivo-spirituale di questi cibi per il consumatore, interrogando lo stesso.[9]


In conclusione, il dibattito pubblico e parlamentare italiano si è presentato inquinato da pregiudizi, incomprensioni e da una certa dose di malafede, mossi da interessi che certo non rappresentano l’interesse del consumatore, della sua salute e quella dei nostri ecosistemi. La vicenda rappresenta un’occasione mancata, l’ennesima, per discutere dati alla mano di un fenomeno sempre più emergente.

L’esclusione della biodinamica dalla legge ormai approvata non limita il lavoro degli agricoltori e dei ricercatori biodinamici. Essi possiedono tutti la certificazione di produzione biologica e operano secondo la relativa normativa.

La legge esclude però la biodinamica dai fondi per la ricerca e da una normalizzazione, operando una discriminazione che si ripercuote sulle capacità della società intera di approfondire il fenomeno e godere dei suoi frutti.

 

 

Note

[1] https://www.huffingtonpost.it/economia/2021/05/22/news/coltivare_con_l_abracadabra_soldi_pubblici_sull_agricoltura_biodinamica-5150276/

[2] Oggi legge Legge 23/22 del 9 marzo 2022. L’iter della legge è riassunto alla pagina internet del Senato al seguente indirizzo: https://www.senato.it/leg/18/BGT/Schede/Ddliter/51061.htm

[3] Questo lavoro riprende precedenti ricerche fatte in occasione di un incontro tenuto all’interno del Circolo di Milano, gruppo informale di ricerca in Sociologia delle Scienze dell’Università degli Studi di Milano.

[4] In Olanda abbiamo l’Università di Wageningen e il Louis Bolk Instituut, sorto nel 1976 a Driebergen.
In Germania, l’Università di Hohenheim ha una sua azienda agricola (denominata “Klein Hohenheim”) dedicata alla ricerca in biodinamica. A Darmstadt, l’istituto di ricerca Forschungsring für Biologisch-Dynamische Wirtschaftsweise, opera dal 1950; negli stessi anni si avviarono i lavori al Forschung & Züchtung Dottenfelderhof, (Bad Vilbel, Francoforte); nell’Università di Kassel, risiede un centro di ricerca per la biodinamica.
In Svizzera sono presenti la Sezione di Scienze Naturali, la Sezione di Agricoltura e il Forschungsinstitut am Goetheanum a Dornach (vicino a Basilea), in attività dai primi anni Venti del Novecento. Nello stesso paese ha sede il FiBL – Forschungsinstitut für biologischen Landbau. In Svezia vi è il Biodynamic Research Institute a Ierna, sorto nei primi anni Cinquanta.
Nel Regno Unito vi è l’Università di Conventry. In Danimarca, il Biodynamisk Forskningsforening, ente di ricerca riconosciuto dallo Stato, sorto nel 1997. In Australia, il Bio-dynamic Research Institute, fondato nel 1952 e riconosciuto dallo Stato.
In Egitto vi è un corso di laurea in agricoltura biodinamica con sede nella Heliopolis University, presso il          Centro Sekem.
Negli USA, Paese dove la ricerca fu avviata fin dagli anni Trenta, esistono  il Michael Fields Agricultural Institute, il Josephine Porter Institute e il Rodale Institute.

[5] https://en.wikipedia.org/wiki/Alessandro_Piccolo_(agricultural_scientist), https://generiamosalute.it/ecologia-e-ambiente/agricoltura-biodinamica-e-cornoletame-le-basi-scientifiche/

[6] Warner, Keith. 2008. “Agroecology as Participatory Science: Emerging Alternatives to Technology Transfer/Extension Practice.” Science, Technology & Human Values 33(6):754–777.

[7] Entrambi i preparati 500 e 501 sono inclusi nella lista di materiali e tecniche permesse nell’agricoltura biologica dalla regolamentazione della Commissione Europea 834/2007.

[8] Giannattasio M, Vendramin E, Fornasier F, et al. Microbiological features and bioactivity of a fermented manure product (preparation 500) used in biodynamic agriculture. J Microbiol Biotechnol. 2013;23(5):644-651. doi:10.4014/jmb.1212.12004  L’articolo è open-access e fruibile a tutti, quantomeno nelle parti meno tecniche di discussione.

[9] Brock, Christopher, Uwe Geier, Ramona Greiner, Michael Olbrich-Majer, and Jürgen Fritz. “Research in Biodynamic Food and Farming – a Review.” Open Agriculture 4, no. 1 (2019): 743–757.

Autore

  • Jacopo Gibertini

    Laureato in Scienze Filosofiche all’Università degli Studi di Milano, è il Libraio della redazione. Filosofo che non riesce a separarsi dalla narrativa. Oggi studia soprattutto filosofia della medicina, con un taglio innovativo.