Quasi un anno fa, su questa rivista avevamo parlato del Piano pandemico globale, sollevando non poche critiche. In questi giorni, dopo tre anni di negoziazioni, il piano è stato approvato. I voti a favore sono stati 124, mentre 11 i Paesi si sono astenuti: Italia, Russia, Bulgaria, Polonia, Romania, Slovacchia, Giamaica, Guatemala, Paraguay, Israele e Iran. Nessuno contrario.
Due le considerazioni. In primo luogo, il testo ha perso l’impostazione iniziale che appariva fortemente “dirigista”. Le sovranità nazionali non sembrano più surclassate perché è specificato che l’Oms non sarà autorizzato né a prescrivere leggi nazionali né a incaricare gli Stati di intraprendere azioni specifiche come vietare i viaggi, imporre blocchi o vaccinazioni e misure terapeutiche. Per il segretario generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, il piano «è una garanzia che si possa proteggere meglio il mondo da future pandemie. Ed è anche un riconoscimento da parte della comunità internazionale che i nostri cittadini, le nostre società e le nostre economie non devono subire nuovamente perdite come quelle subite durante il Covid 19».
Seconda considerazione: la porta Oms non è del tutto chiusa per nessuno. Il Piano pandemico verrà inviato a tutti i 60 Stati membri per essere ratificato dai Parlamenti, e sarà allora che il “sì” o il “no” dei singoli Stati diventerà definitivo.
Il fatto che l’Italia non abbia votato il Piano è stato visto come un segnale forte; per chi, in Italia, ritiene che il governo italiano abbia fatto bene, dovrà vigilare affinché questa posizione venga mantenuta quando il Parlamento sarà chiamato a esprimersi. Va detto che il trattato entrerà in vigore, a livello internazionale, solo per i Paesi che lo ratificano.
Quali sono le perplessità? I tempi sembrano allungarsi ancora – si ipotizza fino a marzo 2026 – perché il Piano potrà essere votato soltanto quando sarà ultimato in ogni suo allegato e al momento manca quello dedicato alla trasmissione dei patogeni (che riguarda cioè le misure di sicurezza per i laboratori che isolano batteri o virus).
A preoccupare chi dovrebbe sentirsi rassicurato dal linguaggio ammorbidito di Ghebreyesus, c’è però il Regolamento sanitario approvato dall’Oms il 1° giugno scorso: un testo che ha la volontà di censurare qualsiasi informazione considerata come non-informazione e che surclasserebbe le leggi nazionali. I Paesi hanno tempo fino al 19 luglio per respingerlo, inviando una lettera (in questo caso varrebbe il Regolamento sanitario precedente del 2015) altrimenti entrerà in vigore di default.
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Laureata in Filosofia, redattrice alla Cronaca di Milano de il Giornale, blogger per interessi e passione
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