Diversi conflitti e discussioni molto accese (a volte anche violente) potrebbero essere evitate (o almeno ridimensionate) se prima di passare al giudizio si riflettesse collettivamente (e si provasse a trovare un accordo, almeno momentaneo) sul significato dei termini che usiamo. Ne avevamo già accennato in un precedente post[1], parlando di “definizione operativa”.
L’IMPORTANZA DELLA “DEFINIZIONE OPERATIVA”
Nelle scienze si dà molta attenzione (o almeno si dovrebbe) alle caratteristiche (o attributi) di un concetto. In quel post si facevano i seguenti esempi: che cosa fa di una persona un/a ‘pover*’? Quali requisiti deve avere un collettivo per essere definito una ‘famiglia’? La definizione che il/la ricercatrice/tore ne darà, offrirà una guida operativa per selezionare (oppure escludere) i casi e poi intervistare le persone ritenute avere requisiti.
Alle due domande appena formulate, le risposte possono essere molteplici. Ma risposte diverse portano anche a “costruire” oggetti di studio diversi, portando alla non comparabilità dei risultati delle diverse ricerche e (in definitiva) alla incomunicabilità.
Mitchell e Karttunen (1991), analizzando una serie di ricerche finlandesi sugli/lle “artist*”, avevano riscontrato la produzione di risultati diversi a seconda della definizione (operativa) di ‘artista’ che veniva impiegata dai/lle ricercatori/trici e che poi guidava la costruzione del campione. In alcune ricerche veniva incluso nella categoria ‘artista’ (i) chi si autodefiniva come tale; in altri casi (ii) colui che produceva in modo duraturo e continuativo opere d’arte; altre volte (iii) chi veniva riconosciut* come artista dalla società nel suo complesso, oppure (iv) colui/colei che veniva riconosciut* dalle associazioni delle/gli artist*.
Appare evidente come la conseguenza di ciò sia l’impossibilità di comparare gli esiti queste ricerche. E quanto l’espressione “costruire l’oggetto di studio”, anziché registrare dei fatti, sia tutt’altro che una boutade.
COSA STA SUCCEDENDO A GAZA?
Veniamo al tragico argomento di questi mesi: a Gaza si sta realizzando un ‘genocidio’’, un crimine di guerra’, una azione di ‘legittima difesa’ del governo israeliano o altro ancora? Per rispondere, bisognerebbe trovare un accordo (impossibile, lo so bene) sulla definizione (quindi il significato) di questi termini ed espressioni.
Che cosa fa di un evento (o serie di eventi) un ‘genocidio’? Quali sono gli attributi/caratteristiche (intensione) dei concetti di ‘genocidio’, ‘crimine di guerra’ ecc.?
Secondo l’ONU[2], si intendono per genocidio
«gli atti commessi con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso». Come tale:
(a) uccisione di membri del gruppo;
(b) lesioni gravi all’integrità fisica o mentale di membri del gruppo;
(c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale;
(d) misure miranti a impedire nascite all’interno del gruppo;
(e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro».
In accordo con questa definizione sono stati considerati genocidi: la guerra in Bosnia ed Erzegovina nell’ambito delle guerre jugoslave, il genocidio del Ruanda, quello cambogiano, l’Olocausto ebraico, il genocidio armeno. Ovviamente è una definizione di “parte” nel senso che non è riconosciuta da tutt*. Ad es. il genocidio armeno è riconosciuto solo da alcuni Stati[3].
Se per analizzare quello che succede a Gaza, accettiamo la definizione dell’ONU (e non tutti gli Stati, però, la accettano), possiamo notare che i cinque attributi ricorrono tutti:
(a) ci sono quotidiane uccisioni di palestinesi non armat*;
(b) i/le quali sono isolat*, senza possibilità di ricevere aiuti umanitari (cibo, medicinali, assitenza). Per cui la loro all’integrità fisica (anche per la mancanza di cibo) o mentale (data dalla situazione di prostrazione in cui vivono) sembra gravemente lesionata;
(c) vi è un deliberato progetto di “distruggere completamente Gaza”, come ha dichiarato il ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich, il 6 maggio scorso in un convegno[4]. Il giorno prima, lo stesso, aveva affermato in una conferenza stampa a Gerusalemme: “Israele occuperà Gaza per rimanerci” e “non ci sarà alcun ritiro, nemmeno in cambio degli ostaggi”;
(d) un piano che (pare) Smotrich avesse sin dal 2017[5]: avviare una pulizia etnica, riducendo le nascite dei/lle palestinesi e aumentando quelle degli/lle ebre*, al fine di diventare maggioranza;
(e) trasferire un milione e mezzo di palestinesi in altri luoghi; un progetto di deportazione già iniziato molti anni prima, in modo chirurgico, abbattendo le case di palestinesi per forzarl* a migrare in altri posti[6].
Ovviamente non tutt* sono d’accordo con queste osservazioni. Alcun* giornalist* e politic* (non serve fare nomi, rimaniamo sui contenuti) chiamano “messa in sicurezza” quello che altr* chiamano “deportazione”. Alcun* ritengono legittimo schedare (mediante riconoscimento facciale[7]) le persone a cui viene dato il cibo (a quando la mezzaluna cucita sul petto?). Altr* sostengono che si tratta di ‘crimini di guerra’[8] e non di genocidio[9]; ma la guerra si fa tra eserciti, e un esercito palestinese non esiste. O almeno ora non esiste più, se si intendeva Hamas come un esercito. Ma quelli di Hamas non erano dei “terroristi”? O sono terroristi o sono un esercito. Non possono essere le due cose contemporaneamente.
Come si può vedere le domande sono tante e una riflessione “scientifica” (fra giornalisti competenti, storici, scienziati sociali, politologi, organizzazioni umanitarie) sarebbe necessaria.
La cosa interessante è che nelle ultime settimane sempre più quotidiani cominciano ad adottare le parole “genocidio” e “sterminio”, al posto di termini meno forti.
È il preludio a un futuro riconoscimento?
RIFERIMENTO BIBLIOGRAFICO
Mitchell, R. and Karttunen, S. (1991), ‘Perché e come definire un artista?’ Rassegna Italiana
di Sociologia, 32(3): 349–64.
NOTE:
1 https://www.controversie.blog/definizione-operativa-limportanza-delle-definizioni-prima-di-aprir-bocca/
2https://it.wikipedia.org/wiki/Genocidio#:~:text=Con%20genocidio%2C%20secondo%20la%20definizione,etnico%2C%20razziale%20o%20religioso%C2%BB
3 https://it.wikipedia.org/wiki/Genocidio_armeno#/media/File:Nations_recognising_the_Armenian_Genocide.svg
4 https://stream24.ilsole24ore.com/video/mondo/ministro-israeliano-gaza-sara-completamente-distrutta/AHWXOdc
5 https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/15/nakba-israele-gaza-palestina-smotrich/7988997/
6 Istruttivo, a tal fine, è No Other Land, un film documentario del 2024 diretto, prodotto, scritto e montato da un collettivo israelo-palestinese formato da Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor ed Hamdan Ballal (https://it.wikipedia.org/wiki/No_Other_Land), È stato premiato con l’Oscar al miglior documentario ai premi Oscar 2025.
7 https://www.controversie.blog/cibo-in-cambio-di-impronte-retiniche/
8 https://it.wikipedia.org/wiki/Crimine_di_guerra
9 https://www.youtube.com/watch?v=F4vDYhIMmm8&t=3s
Autore
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Professore ordinario di Sociologia delle Scienze e delle Tecnologie, presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano. Per molti anni si è occupato di epistemologia e metodologia della ricerca sociale. Attualmente si dedica allo studio dei “sensi sociali” e di controversie scientifiche nel campo della salute. Per le sue pubblicazioni cliccare il link qui sotto.
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