Alvin M. Weinberg fu un fisico statunitense e collaborò al Progetto Manhattan con la realizzazione del primo reattore nucleare insieme ad E. Fermi, all’Università di Chicago.
Direttore del Centro di arricchimento dell’uranio di Oak Ridge dal 1955 al 1973, fu tra i propositori della Società Nucleare Americana e, nel 1961, presiedette il Panel of Science Information, che produsse il fondamentale “Weinberg Report” sulla comunicazione della scienza a un pubblico sia tecnico che non specialistico.
Nel 1970 avvia il primo grande progetto di ecologia negli Stati Uniti: la National Science Foundation.
Nel 1975, Weinberg fondò e divenne direttore dell’Istituto per l’Analisi Energetica dell’Oak Ridge Associated Universities. Si ritirò nel 1985 ma rimase strettamente legato sia all’Istituto che al laboratorio. Morì nel 2006.

In questo testo del 1986 riflette sull’effettiva necessità del lancio dell’atomica nel 1945 e su come sacralizzare quell’evento per scongiurare il pericolo nucleare per i prossimi millenni. 

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Sin da quasi il primo giorno che sono andato a lavorare nel Laboratorio Metallurgico dell’Università di Chicago, nel 1941, ho capito che quello che [noi fisici] stavamo facendo avrebbe cambiato il mondo. Leo Szilard si era dato da fare affinché la biblioteca acquistasse i due libri H.G. Wells The World Set Free [1914; La liberazione del mondo, 1981, Mursia], e di H. Nicholson Public Faces [1932] che immaginavano come poteva essere un mondo in cui c’erano le armi nucleari. Questi libri di fantascienza mi impressionarono molto.

Il problema dell’uso bellico dell’arma nucleare nella Seconda guerra mondiale non ci coinvolse moltissimo. Però in molti firmammo la petizione di Szilard del 1945 affinché la bomba non fosse usata con rabbia e gran parte di noi firmò la raccomandazione della commissione Franck [di scienziati che avevano costruito la bomba nucleare] di dimostrare la potenza della bomba [in un luogo deserto del Giappone] piuttosto che sulle città.

Dopo di che la posizione di Szilard era molto cambiata rispetto a quella iniziale: “Sarà molto difficile che riusciamo ad avere un’azione politica, a meno che…; ormai le bombe atomiche sono state usate in guerra e il fatto che esse hanno una enorme potenza distruttiva è entrato nella testa della gente [che vuole finire la guerra].” Curiosamente questa posizione era in accordo con la risposta del panel scientifico consultivo che, in risposta alle raccomandazioni degli scienziati di non arrivare ad usare le bombe [sulla popolazione], aveva affermato: “Non possiamo proporre dimostrazioni [della bomba solo] tecniche che abbiano una buona probabilità di porre fine alla guerra; non vediamo alternative accettabili all’uso diretto delle bombe [sulla popolazione].” J. Robert Oppenheimer, un membro del panel, fu d’accordo con questa posizione; Teller, nel suo libro The Legacy of Hiroshima [L’eredità di Hiroshima, Tamburini, 1965], racconta che cercò di persuadere Oppenheimer che una dimostrazione tecnica non sulla popolazione era la condotta migliore, ma poi permise ad Oppenheimer di abbandonare questa posizione.

Debbo confessare che, anche se avevo firmato la petizione di Szilard, non sono mai stato turbato dalla decisione di bombardare [le città giapponesi]. Sono stato sempre convinto della argomentazione elementare che essa ha salvato molte vite umane sia Giapponesi che Americane. Non mi hanno fatto cambiare idea né la tesi revisionista che i Giapponesi comunque avrebbero capitolato molto presto, né l’accusa di esagerazione nel numero di morti che ci sarebbero stati con una invasione [del Giappone] ad Honsu.

Il quarantesimo anniversario di Hiroshima ha molto rafforzato la mia convinzione che [il bombardamento di] Hiroshima (ma non di Nagasaki) era necessario; ma non per la ragione suddetta; per una ragione di più grande rilevanza, che deriva dal ragionamento che allora portò a preferire l’uso della bomba. L’attuale 40° anniversario ha visto una grande espressione di emozioni, molte dichiarazioni di coinvolgimento, molte di più che nelle precedenti ricorrenze del bombardamento di Hiroshima. Stiamo forse assistendo ad una graduale santificazione di Hiroshima, cioè alla elevazione dell’evento Hiroshima ad un evento profondamente mistico, un evento che in sostanza ha la stessa forza religiosa degli eventi biblici? Non posso dimostrarlo, ma sono convinto che il 40° anniversario di Hiroshima, con il suo ampio coinvolgimento, le sue grosse manifestazioni, i molti servizi dei mass media assomiglia alla osservanza delle più grandi festività religiose.

Questa santificazione di Hiroshima è uno dei più auspicabili sviluppi della era nucleare. Spesso si parla con disinvoltura di riuscire ad evitare le guerre nucleari, ma non si tiene conto che non si tratta di prendere decisioni per il prossimo decennio o due; ma per millenni! Come può l’umanità accettare veramente, ai livelli più fondamentali, la necessità assoluta di evitare gli olocausti nucleari — 50, 100, 1.000 anni dopo Hiroshima — se non perché Hiroshima è diventata una leggenda orrenda, da tutti ben conosciuta e accettata da tutti come orrenda, così come è conosciuta la crocifissione tra i Cristiani, la uccisione di Abele da parte di Caino tra gli Ebrei e così come l’Egira è conosciuta dai Mussulmani?  In poche parole, solo santificando Hiroshima possiamo aspettarci che la sua lezione sia appresa e ripetuta per sempre – ricordando anche le morti per il fuoco atomico, le malattie da radiazione, il terribile annientamento della città?

Potrebbe oggi essere santificata Hiroshima se invece ci fosse stato solo un bombardamento    tecnico senza morti? Non potrei immaginare una ricorrenza annuale di impegno mistico che commemorasse un semplice test nucleare. Di fatto, anche l’attuale ricordo è del 6 agosto, non del 16 luglio [quando ci fu la prima esplosione per esperimento nel poligono di Alamagordo, Nuovo Messico]. Nella lunga marcia della storia umana, i 100.000 e passa che morirono a Hiroshima saranno visti come martiri: essi sono stati sacrificati – questa è la valutazione che si sta affermando – affinché l’umanità possa vivere all’ombra della bomba, ma non venga sterminata da essa.

Il mio caro amico William Pollard, che è pastore episcopale e un veterano del progetto Manhattan [di invenzione e fabbricazione della bomba], ha scritto una lettera dove queste cose sono dette in una maniera molto adeguata:

Hiroshima sta diventando un mito profondamente radicato nella psiche di tutti i popoli della terra. Il… teologo e studioso Mircea Eliade ha distinto nella vita popolare un “tempo profano” da un “tempo sacro”. Nel tempo sacro le gesta e gli avvenimenti storici gradualmente prendono la persistenza dei miti, mentre nel tempo profano essi hanno meno presa sul popolo e diventano semplicemente materiali storici per gli studiosi, cioè, entrano nel tempo storico.

È forse questo il destino di Hiroshima: diventare un mito universale profondamente fondato nel

tempo sacro di tutti i popoli della terra; cioè, il simbolo della loro convinzione che non si dovrà mai più permettere che avvenga una guerra nucleare?

Io credo che sia così, e che il mondo sempre farà memoria di quelli che morirono a Hiroshima, il che renderà così possibile la santificazione di Hiroshima.

Sintesi

Sin da quasi il primo giorno che sono andato a lavorare nel Laboratorio Metallurgico dell’Università di Chicago, nel 1941, ho capito che quello che [noi fisici] stavamo facendo avrebbe cambiato il mondo…

L’attuale 40° anniversario ha visto una grande espressione di emozioni, molte dichiarazioni di coinvolgimento, molte di più che nelle precedenti ricorrenze del bombardamento di Hiroshima. Stiamo forse assistendo ad una graduale santificazione di Hiroshima, cioè alla elevazione dell’evento Hiroshima ad un evento profondamente mistico, un evento che in sostanza ha la stessa forza religiosa degli eventi biblici? Non posso dimostrarlo, ma sono convinto che il 40° anniversario di Hiroshima, con il suo ampio coinvolgimento, le sue grosse manifestazioni, i molti servizi dei mass media assomiglia alla osservanza delle più grandi festività religiose.

Questa santificazione di Hiroshima è uno dei più auspicabili sviluppi della era nucleare…

Spesso si parla con disinvoltura di riuscire ad evitare le guerre nucleari, ma non si tiene conto che non si tratta di prendere decisioni per il prossimo decennio o due; ma per millenni! Come può l’umanità accettare veramente, ai livelli più fondamentali, la necessità assoluta di evitare gli olocausti nucleari — 50, 100, 1.000 anni dopo Hiroshima — se non perché Hiroshima è diventata una leggenda orrenda, da tutti ben conosciuta e accettata da tutti come orrenda, così come è conosciuta la crocifissione tra i Cristiani, la uccisione di Abele da parte di Caino tra gli Ebrei e così come l’Egira è conosciuta dai Mussulmani?  In poche parole, solo santificando Hiroshima possiamo aspettarci che la sua lezione sia appresa e ripetuta per sempre – ricordando anche le morti per il fuoco atomico, le malattie da radiazione, il terribile annientamento della città?…

Nella lunga marcia della storia umana, i 100.000 e passa che morirono a Hiroshima saranno visti come martiri: essi sono stati sacrificati – questa à la valutazione che si sta affermando – affinché l’umanità possa vivere all’ombra della bomba, ma non venga sterminata da essa.

Poi cita quanto ha scritto un suo amico pastore (ex scienziato di Manhattan) in una lettera:

È forse questo il destino di Hiroshima: diventare un mito universale profondamente fondato nel

tempo sacro di tutti i popoli della terra; cioè, il simbolo della loro convinzione che non si dovrà mai più permettere che avvenga una guerra nucleare?

Io credo che sia così, e che il mondo sempre farà memoria di quelli che morirono a Hiroshima, il che renderà così possibile la santificazione di Hiroshima.

Autore

  • Alvin M. Weinberg fu un fisico statunitense e collaborò al Progetto Manhattan con la realizzazione del primo reattore nucleare insieme ad E. Fermi, all’Università di Chicago. Direttore del Centro di arricchimento dell'uranio di Oak Ridge dal 1955 al 1973, fu tra i propositori della Società Nucleare Americana e, nel 1961, presiedette il Panel of Science Information, che produsse il fondamentale "Weinberg Report" sulla comunicazione della scienza a un pubblico sia tecnico che non specialistico. Nel 1970 avvia il primo grande progetto di ecologia negli Stati Uniti: la National Science Foundation. Nel 1975, Weinberg fondò e divenne direttore dell'Istituto per l'Analisi Energetica dell’Oak Ridge Associated Universities. Si ritirò nel 1985 ma rimase strettamente legato sia all'Istituto che al laboratorio. Morì nel 2006.

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