Prima o poi doveva succedere che qualcuno si inventasse una manifestazione sportiva in cui gli atleti possono assumere qualsiasi sostanza per incrementare le loro prestazioni, naturalmente incluse le sostanze dopanti proibite dai regolamenti internazionali.

È successo con la nascita degli “Enhanced Games”. Nelle intenzioni degli organizzatori (tra cui Donald Trump junior), nel 2026 verranno organizzati dei giochi che prevedono solo discipline di velocità in pista e in piscina e sollevamento pesi in cui, appunto, gareggeranno atleti liberi di assumere qualsiasi prodotto che possa rinforzare le loro prestazioni.

Discipline, quelle previste da questi giochi, dove serve potenza muscolare: e cosa c’è di meglio per potenziare i muscoli (insieme all’allenamento)? 

Gli steroidi anabolizzanti, ca va sans dire. Ovvero quelle sostanze che si vendono, neanche tanto di sottobanco, in tutte le palestre per body builder e che prendevano abbondantemente molti atleti olimpici negli anni ‘80, prima che i controlli diventassero seri. 

Qualcuno si ricorda l’aspetto di Ben Johnson, vincitore dei 100 metri piani alle Olimpiadi di Seul dell’88? Un’impressionante montagna di muscoli; lo sapevano anche le pietre che il canadese era dopato; una massa muscolare così ipertrofica è impossibile col solo allenamento; ma venne “beccato” positivo solo a Seul, il suo oro revocato e da quel giorno i controlli divennero finalmente più scrupolosi.

Ma Johnson non era che la punta di un iceberg di gente che correva (o nuotava, o sollevava pesi) dopandosi; lui si fece prendere con le mani nel sacco per una forma di delirio da onnipotenza che lo fece andare oltre, e perché si fidò troppo dell’andazzo dei controlli decisamente blando. D’altro canto al business dello sport piaceva molto che ci fossero campioni e campionesse (Florence Griffith Joyner su tutte) che battevano in continuazione record, alimentando la macchina dell’interesse generale. 

In quell’Olimpiade Ben “vinse” con il tempo di 9.79, record del mondo, ovviamente non omologato appena venne alla luce la sua positività. Ma in quella gara anche il secondo, terzo e quarto scesero sotto i 10 secondi netti. La gara più veloce della storia, con tutti atleti dopati, compreso il magnifico Carl Lewis che ereditò l’oro di Johnson e così doppiò l’oro (quello forse pulito) di Los Angeles ’84.

Nel frattempo, nel mondo del comunismo reale si favoriva spudoratamente il doping di Stato, perché gli atleti vincenti portavano “gloria” alla causa anticapitalista…

È un dato di fatto che in tutte le discipline, sia in quelle di potenza che in quelle di resistenza, da sempre moltissimi atleti sono pronti a barare pur di cercare di vincere, raggiungere fama e denaro. Ed è un dato di fatto che da sempre l’antidoping “insegue”, alla ricerca dei modi sempre nuovi di doparsi aggirando le regole. 

Forse, e ripeto forse, negli ultimi anni tra gli atleti di un po’ tutte le discipline si è diffuso un maggior senso di responsabilità. Etica? Educazione? Rispetto? Un po’ tutto, ma anche la consapevolezza che uno sport che ha perso certezza e credibilità non interessa più a nessuno. La crisi del ciclismo dopo gli scandali che hanno travolto numerosissimi atleti per 20 – 30 anni, è stata quasi irreversibile e il grande ritorno di interesse di questi anni si basa sulla fiducia degli appassionati sulla “pulizia” degli atleti più forti di oggi. 

E poi, certamente, adesso i controlli sono severi e realizzati con apparecchiature molto efficaci.

Allora la domanda è: se adesso finalmente possiamo vedere dello sport in cui abbiamo la ragionevole certezza che si sfidano atleti che partono tutti dalla stessa situazione e dove chi vince è perché ha una superiorità non costruita chimicamente, perché proprio adesso sdoganare giochi dove tutto è permesso? E dove si ripropongono due problemi: uno, serissimo, relativo all’integrità fisica degli atleti; il secondo che riguarda potenziali disparità di partenza (possibilità di doparsi con prodotti più efficaci di altri).

La risposta credo sia ovvia, business. Il nuotatore greco che ha fatto questo record del mondo sui 50 stile libero in ottica Enhanced Games (ovviamente è un record del mondo farlocco, che non vale per nessuna organizzazione ufficiale dello sport) ha guadagnato un milione di dollari.

Il suo nome è Kristian Gkolomeev e rispetto a quando nuotava in competizioni ufficiali (è arrivato quinto in finale alle Olimpiadi di Parigi dello scorso anno), ha aumentato di 4 kg la sua massa muscolare e abbassato il suo tempo sui 50 stile libero  di 7 decimi di secondo, scendendo a 20,89, tempo che se realizzato senza doping sarebbe record del mondo.

Da quando ha abbandonato il nuoto ufficiale ed è entrato nel giro degli Enhanced Games, Kristian assume regolarmente steroidi anabolizzanti.

Cosa succederà quindi ai giochi per dopati del prossimo anno? (Che ovviamente si terranno a Las Vegas… effettivamente non vedo un posto più adatto).

È probabile che vedremo un gran numero di atleti non di primissima fascia alla ricerca di quella notorietà che non erano riusciti ad ottenere nel mondo dello sport ufficiale.

Gli organizzatori degli Enhanced Games vogliono dimostrare che l’asticella dei limiti umani si può spostare molto più in alto e che le regole servono solo a tarpare le potenzialità degli atleti.

Ma assumere sostanze dopanti in quantità che diventeranno sempre maggiori nel costante inseguimento della prestazione più elevata è una follia. L’antidoping non serve solo a far sì che gli atleti partano tutti da una situazione paritaria, è anche e soprattutto una tutela per la salute degli atleti stessi.

Tutti i danni delle sostanze dopanti sono ampiamente provati da migliaia di studi. Fra l’altro l’assunzione di grandi quantità di anabolizzanti danneggia irreversibilmente il cervello e scatena crisi di rabbia e violenza incontrollabili (casi Benoit e Pistorius, ad esempio). 

Gli Enhanced Games sono quindi un modo cinico di provare a fare business alla faccia delle più elementari norme di tutela della salute per gli atleti, con il pretesto risibile del liberare le reali potenzialità umane.

Si potrebbe anche obiettare che il doping è sempre esistito, ed è vero, ma resta un’obiezione debole. Perché anche il doping meno sofisticato del passato ha ucciso (ad esempio il caso Simpson al Tour de France del ’67; oppure le morti sospette di calciatori a cui negli anni ’70 venivano dati farmaci per cardiopatici con l’intento di alzare la soglia della percezione della fatica; ma ci sono casi molto dubbi anche più recenti, il notissimo calciatore Gianluca Vialli, morto due anni fa di tumore, aveva cambiato repentinamente la sua struttura fisica quando era passato a giocare dalla Sampdoria alla Juventus). E ucciderà anche il doping più scientifico di oggi. È questo che vuole il business dei record?

Però, a giudicare dai primi commenti della stampa, degli addetti ai lavori e anche della gente comune che ama lo sport, ci sono fondatissime speranze che questa folle sciocchezza si riveli un flop totale.

È possibile che in questo caso ci sia un limite al peggio.

Autore