Poche settimane fa ho scoperto del tutto casualmente l’esistenza di un piccolo libro dal titolo “Effetto Sinner” e sottotitolo “Consumi responsabili e nuovo made in Italy oltre lo sport”. Libro scritto da due docenti di marketing presso la Luiss di Roma, Cesare Amatuelli e Matteo De Angelis.
Da grande e “antico” appassionato di tennis e professionista che nella vita lavorativa si è occupato a lungo di ricerche di mercato e sociali e posizionamento di brand, non potevo non acquistarlo.
Il lavoro di Amatuelli e De Angelis non si occupa minimamente degli aspetti tecnici e agonistici che riguardano l’ascesa di Sinner, ma si propone di identificare i valori che esprime il campione altoatesino, come atleta e come uomo, e quali siano i brand più in sintonia con questi valori.
Nel frattempo, solo pochi giorni fa (scrivo questo articolo negli ultimi giorni di ottobre), è scoppiata una polemica sorprendentemente virulenta che ha coinvolto quello che oggi è considerato lo sportivo italiano più popolare e influente [1], atleta conosciutissimo e amato a livello planetario.
Ma prima di addentrarci nei motivi della polemica, vediamo cosa hanno scoperto Amatuelli e De Angelis su Jannik Sinner.
I due docenti hanno usato tecniche di indagine qualitative e quantitative su campioni di popolazione italiana e estera. Per motivi di spazio non mi dilungherò sugli aspetti tecnici del lavoro di Amatuelli e De Angelis ma cerco di riassumere sinteticamente le conclusioni a cui sono giunti.
IL CARATTERE DELL’UMILTÀ?
Essi sostengono che il carattere precipuo con cui viene percepito Sinner sia quello dell’umiltà, in contrapposizione con molti sportivi di successo che non hanno questa caratteristica, vista come una dote positiva.
Su questo punto però mi permetto di esprimere un parere personale: ritengo che umiltà non sia la parola più appropriata per definire l’atteggiamento di Sinner (per quanto sia lo stesso Jannik a definirsi spesso un “ragazzo umile”); Sinner non è umile, egli è perfettamente consapevole di essere un grandissimo dello sport contemporaneo e ne è giustamente orgoglioso.
Probabilmente la parola che meglio esprime il suo modo di parlare di sé stesso è quello che fa capo al concetto di “modestia”. Nel senso che egli rifugge da qualsiasi atteggiamento di ostentazione del successo, è estremamente rispettoso degli avversari e mette costantemente al centro dell’attenzione dei media il lavoro di gruppo che fa col proprio team. Come se il suo talento fosse solo l’ultimo tassello di una piramide di competenze, qualità e allenamento; la logica conseguenza finale di un lavoro di gruppo (ed è così, ma solo in parte).
Per dovere di chiarezza, va ricordato che umiltà è la parola usata dai rispondenti all’indagine, non dagli autori del libro, che anzi ragionano molto sul significato di questa parola anche rifacendosi a una vasta letteratura.
Le altre caratteristiche principali che Sinner trasmette, secondo lo studio in questione, sono: la determinazione, l’onestà, la costanza, l’impegno, la semplicità, la lealtà, l’autenticità (nel senso che lui è come appare).
CAMPIONE DI COMPORTAMENTO?
In definitiva possiamo parlare di valori tutti connessi al concetto di etica; Sinner è un campione sul campo da tennis ma è altresì considerato un campione di comportamento.
E in effetti, i numerosi brand che lo hanno scelto come testimonial, lo hanno fatto per quel mix di risultati agonistici e quella che personalmente chiamerei “educazione naturale”, che ne fanno un campione speciale[2].
Che il fuoriclasse altoatesino sia percepito con queste caratteristiche non sorprende chi segue il tennis, lo vede in campo e ascolta le sue interviste. D’altra parte le indagini non devono per forza svelare situazioni sorprendenti e inattese, sono fatte anche per dare conferma scientifica di ciò che si avverte intuitivamente.
Emerge quindi il quadro di un giovane uomo che trasmette valori fortemente positivi e un’italianità diversa, più responsabile e seria (ma non seriosa, Jannik è anche un giovane uomo dotato di humor e che non rinuncia allo svago).
Aggiungerei io, un’italianità fortemente innestata da valori di “solidità montanara” (non dimentichiamo che Sinner è nato e cresciuto fino a 14 anni in un paesino di montagna).
Fin qua, in estrema sintesi, la ricerca di Amatuelli e De Angelis, ora veniamo alla polemica.
Al ritorno dal ricchissimo torneo esibizione giocato e vinto da Sinner a Dubai a metà ottobre, il giocatore ha annunciato che quest’anno avrebbe rinunciato alla convocazione in Coppa Davis.
Ovvero, Sinner chiude il suo 2025 agonistico con le Finals di Torino e nella settimana successiva non gioca quello che è considerato una specie di campionato del mondo a squadre del tennis.
Il giocatore ha giustificato la decisione con la necessità di avere una settimana in più per il riposo e per la preparazione tecnico – atletica in vista della stagione 2026.
Decisione discutibile dal punto di vista dell’attaccamento ai colori nazionali? Certamente, ma subito la polemica si è spostata dal merito della scelta di non giocare, alla critica all’uomo Sinner.
Ha iniziato il notissimo giornalista del Corriere della Sera e della rete televisiva La7 Aldo Cazzullo e, a ruota, sono arrivati i giudizi di altri volti o voci molto noti del giornalismo italiano. Corrado Augias, Massimo Gramellini, Francesco Merlo, Giovanna Botteri, Mattia Feltri e altri ancora, compreso Bruno Vespa, volto notissimo anche lui, ma che poco ha in comune con i nomi che lo precedono. A questi si è poi aggiunto anche il Codacons, suscitando non poche ironie per l’evidente “invasione di campo”.
Le critiche di tutto questo mondo giornalistico sono state molto forti – anche se certamente con toni diversi che ben rispecchiano il carattere di ognuno dei critici – concentrate su due aspetti: lo scarso attaccamento ai colori nazionali (c’entra l’essere nato in Alto Adige?) e la residenza a Montecarlo (tema vecchio, mai sopito, destinato a riproporsi periodicamente), critiche che hanno messo in discussione non le scelte del tennista Sinner, ma il suo valore umano.
Anche Ubaldo Scanagatta, autorevole decano dei giornalisti italiani specialisti di tennis, ha criticato la scelta di Sinner sul proprio sito (Ubitennis), ma si è trattato di una critica alla decisione di non giocare la Davis, motivata e argomentata, di tutt’altro tenore rispetto all’attacco personale.
Si può dire che la summa dei commenti negativi da parte delle persone succitate fa capo a una italianità debole o ipocrita, soprattutto per la residenza a Montecarlo che lo sottrae al fisco italiano.
RISENTIMENTO
Complessivamente, nei toni, emerge una sorprendente esplosione di risentimento.
Evidentemente queste persone, che si occupano prevalentemente di politica e divulgazione, non percepiscono in Sinner i valori che gli sono attribuiti dalle persone intervistate nel lavoro di Amatuelli e De Angelis.
Anzi, fermo restando la stima per l’atleta, per questo gruppo di critici i valori espressi da Sinner non sono di segno positivo.
Al contempo la polemica si è rapidamente spostata sui social con tutte le polarizzazioni tipiche di quei media.
Tuttavia si può dire senza tema di smentita che la grande maggioranza delle persone sono intervenute a sostegno del giocatore [3], in contrapposizione alle argomentazioni dei critici.
In moltissimi, per esempio, hanno segnalato che la Coppa Davis è ormai una manifestazione di secondo livello rispetto ai tornei dello Slam e che la Davis è stata più volte snobbata dai tre top players dell’ultimo ventennio, ovvero: Roger Federer, Novak Djokovic e Rafael Nadal [4] senza che questo portasse a polemiche o accuse di scarso attaccamento ai colori nazionali nei loro rispettivi paesi.
Tra i moltissimi commenti che ho letto, quello che mi sembra meglio riassumere il punto di vista “popolare” dei difensori di Sinner, lo ha espresso il notissimo showman Fiorello, che ha fortemente criticato il sarcasmo sulla presunta scarsa italianità di Jannik e ha concluso un’appassionata difesa con queste parole: “Io mi sento orgoglioso di essere rappresentato da uno come Sinner. È un ragazzo perbene, educato, forte, e ci fa fare bella figura nel mondo.”
ECCESSIVO RIGORE MORALE O CECITÀ DEL TIFO
A questo punto è legittimo chiedersi se questi famosi giornalisti, molto critici, stiano prendendo una posizione di eccessivo rigore (nel caso, perché?) o se, viceversa, i difensori di Sinner, “accecati dal tifo”, non colgano le contraddizioni comportamentali dell’atleta.
La discussione è aperta. Quel che è certo, a mio modo di vedere, è che certo sarcasmo sprezzante appare ingiustificato rispetto ai sentimenti di stima e anche di amore che Sinner suscita in moltissime persone.
***
C’è poi un altro tema: oggi Sinner non è più solo un tennista di grande successo, ormai è un brand globale, di cui il giocatore è al contempo Ceo e “operaio” in campo.
Nel 2018, il Sinner diciasettenne che cominciava a farsi largo nei tornei del circuito minore, ha guadagnato in tutta la stagione circa 20.000 € lordi; oggi Jannik, tra prize money nei tornei e sponsorizzazioni ha superato i 50 milioni di dollari di incassi annui.
Praticamente un’azienda. Che reinveste i propri utili in varie attività economiche e anche in una fondazione che si propone di devolvere parte dei profitti generati “dall’azienda” in attività sociali.
Infine, lo studio di Amatuelli e De Angelis dimostra che il brand Sinner porta un enorme valore reputazionale al made in Italy, che a sua volta si traduce in valore economico. L’effetto Sinner è un booster economico e culturale per il nostro Paese.
Quanto sopra però porta ad una ulteriore riflessione: per persone come Sinner, che muovono interessi economici e di investimento emotivo assolutamente globali, è ancora tempo di valutare i comportamenti sociali con gli stessi parametri di mezzo secolo fa?
In fondo sono moltissime le aziende italiane con sede fiscale all’estero…
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
Il libro di riferimento di questo articolo è: Effetto Sinner
Autori: Cesare Amatuelli e Matteo De Angelis; Edizione Luiss University Press
NOTE
[1](*) Da un sondaggio Ipsos dell’agosto 2025, pubblicato su “La Gazzetta dello Sport”, risulta che Sinner è lo sportivo italiano in attività più conosciuto (più di qualsiasi calciatore), con un livello di riconoscibilità superiore all’82%, tecnicamente da considerare “totale”.
[2] Ad esempio, Banca Intesa ha scelto di sponsorizzare Sinner con la seguente motivazione: “crediamo nella potenza del suo impegno e nei valori che esprime ogni volta che scende in campo. Il talento del giovane azzurro, già oggi uno dei tennisti più conosciuti al mondo, non ha confini e ci aiuta a raccontare una storia italiana di successo”
[3] Non sono ancora disponibili dati quantitativi di monitoraggio del web a riguardo, ma basta scorrere i commenti ai post sui social di persone con largo seguito che parlano di tennis per rendersi conto che il sentiment popolare è a larghissima maggioranza a favore di Sinner.
[4] Il giocatore spagnolo Carlos Alcaraz, che da due anni si gioca la leadership del tennis mondiale con Sinner, è stato portato ad esempio dai critici perché quest’anno parteciperà alla fase finale della Coppa Davis per il suo Paese. Va notato che ad oggi Sinner ha giocato 23 volte con la maglia azzurra; Alcaraz 8 volte per la Spagna.
Autore
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Professionista della comunicazione, esperto di ricerche sociologiche e di mercato, scrittore, pubblicista. E’ sempre acuto e non ti fa passare nulla che non sia convincente.
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