Parlare di intelligenza artificiale senza ricadere nella trita contrapposizione tra la visione “apocalittica” e quella “integrata” (che possono ben coesistere, ne ho parlato qui) è uno dei compiti che Controversie sta perseguendo dalle prime uscite nell’ottobre del 2023, con più di 40 articoli a tema.
In questo percorso abbiamo lavorato sulla dimensione morale correlata all’utilizzo delle tecnologie intelligenti (e innovative, più in generale), sulla relazione tra I.A. e produzione artistica, sul suo uso bellico, su quello nelle aziende, sui bias culturali che riproduce dando loro una parvenza di oggettività, di I.A. e sovranismo, sulla possibile soggettività personale della macchine intelligenti e, infine, sullo sdoganamento nelle università.
Riteniamo, però, che sia opportuno anche prendere in considerazione la dimensione ontologica dell’intelligenza artificiale, cercare di mettere a terra “cos’è” la I.A..
Per farlo, utilizziamo, ma nello stesso tempo cerchiamo di andare oltre, le definizioni di ontologia più accreditate, come quella di un gigante delle tecnologie, la Oracle Corporation:
Perché andare oltre questa chiarissima definizione?
Ci sono numerose buone ragioni. Proviamo a focalizzarci su alcune:
- tentare di ridimensionare e depolarizzare i toni del dibattito che ferve intorno alla I.A., dibattito che troppo spesso prende la forma di una contrapposizione tra “integrati” e “apocalittici” (ne abbiamo parlato qui)
- comprendere meglio, grazie alla maggiore chiarezza su cos’è e che tipo di approccio adottare nella relazione con queste tecnologie
- cogliere chi e come siamo noi, umani, quando le progettiamo e le utilizziamo
- per stabilire delle scale di valori che ne guidino lo sviluppo e l’applicazione
- dare, quindi, un senso alla loro presenza nel mondo in cui viviamo.
Ora, proprio di ontologia delle I.A. parleremo nel corso della Tavola Rotonda “Ontologie dell’Intelligenza Artificiale” organizzata da Controversie per il giorno 11 giugno in Statale. Usiamo il plurale (le I.A.) perché non c’è una sola intelligenza artificiale ma si tratta di un fenomeno polimorfo, a partire dalle forme di Large Language Model più diffusi, come GPT, Gemini, LLaMA, Claude, per arrivare alle applicazioni verticali meno note quali, ad esempio, LucrezIA, sviluppata dall’Università di Padova anche per le attività didattiche (ne abbiamo parlato qui) –
Senza pensare di esaurire lo spazio delle forme ontologiche in cui si può presentare l’Intelligenza Artificiale, nel corso del dibattito:
- affronteremo il fatto che le I.A. sono dei programmi, delle sequenze di righe di codice, attraverso l’esame di un esempio prototipale della metà degli anni ’80, cogliendone la capacità di migliorarsi attraverso le informazioni raccolte (secondo la definizione di Oracle Corporation);
- vedremo la collocazione di questa pietra miliare nella filogenesi dei due principali paradigmi attuali di I.A. e nella ripartizione tra software più tradizionali, in cui lo sviluppatore inserisce esplicitamente tutte le regole di comportamento e reti neurali, che sono in grado di apprendere con vari metodi di training;
- cercheremo la possibilità di definire l’ontologia delle I.A. attraverso le sue applicazioni verticali, seguendo una traccia fenomenologica, analizzandone l’uso-per, in particolare per le applicazioni in campo medico;
- adotteremo una prospettiva di analisi più ludica che permette di caratterizzare cos’è la I.A. attraverso lo studio dell’utopia nell’immaginario della fantascienza sullo schermo e nei fumetti;
- studieremo, infine, una meta-dimensione della questione che suggerisce di interpretare la I.A., più che come soggetto, come ambiente cognitivo che definisce, modella, deforma l’ontologia dell’umano.
In questo percorso ci addentreremo anche in questioni delicate sulle proprietà delle ontologie delle I.A., tra le quali la possibilità che possano essere in qualche modo coscienti.
Autore
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Laureato in Scienze Filosofiche all’Università degli Studi di Milano e manager. Scrive appunti sul rapporto tra scienze, tecnologie e morale anche quando pedala come un pazzo, la domenica mattina. A volte dice di lavorare. È il direttore editoriale di Controversie.
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