La scienza post-normale (PNS) di cui parliamo in questa serie di articoli (ad esempio nel nostro precedente intervento) non descrive solo la condizione moderna che attraversa la scienza nella sua relazione con la politica e la società, ma ambisce a fornire pratiche utili per affrontare le situazioni conflittuali che spesso emergono in contesti di crisi ambientali e sanitarie.

Quando «i fatti sono incerti, i valori in contrasto e la posta in gioco elevata», secondo la PNS, le decisioni di policy non possono basarsi solo su fatti tecnici e scientifici. Serve, invece, il contributo di una «comunità estesa di pari» fatta da scienziati e scienziate portatrici di prospettive minoritarie, persone esperte di altri settori rilevanti, cittadini e cittadine che possono contribuire con conoscenze locali non riconosciute dalla scienza “normale”: serve, cioè, una comunità fatta da tutte le persone portatrici degli interessi in gioco.

GLI OSTACOLI ALLA COSTRUZIONE DI COMUNITÀ DI PARI (E COME RIMUOVERLI)

Nonostante moltissime delle sfide globali di oggi si configurino come propriamente post-normali, l’idea di costruire una comunità estesa di pari si scontra sia sul piano metodologico che su quello simbolico, con uno dei fondamenti ideologici della scienza moderna: l’idea che la produzione di fatti scientifici sia frutto del pensiero collettivo di una comunità omogenea di soli esperti. Per far spazio ai nuovi ruoli della scienza nei contesti pubblici, è fondamentale, pertanto, decostruire queste narrazioni.

Il pensiero femminista, che a lungo si è interrogato sull’esclusione delle donne dalla scienza, può offrire strumenti critici per osservare e comprendere gli ostacoli al riconoscimento delle comunità estese nei contesti PNS, contribuendo a ripensare il ruolo di persone esperte e non esperte nella produzione di conoscenza. Le studiose femministe sono state tra le prime a mettere in discussione la presunta oggettività della conoscenza scientifica e l’illusoria separazione tra fatti e valori, insite in tale visione della scienza. Come ricordano Eleonora Severini, Elena Gagliasso e Cristina Mangia nel volume che abbiamo curato[1], con l’epistemologia dei punti vista, queste pensatrici propongono un’idea di scienza come traguardo sociale da perseguire collettivamente per arrivare a costruire una “oggettività forte”.

L’attitudine al dialogo inter e transdisciplinare, necessaria per creare comunità di pari, non è incentivata neanche nei percorsi formativi di ricerca. Nella cultura scientifica contemporanea si tramanda spesso un’idea gerarchica tra scienza e altri saperi, che stabilisce la rilevanza dei problemi, gli attori e le conoscenze che possono (o non possono) contribuire alla loro definizione e soluzione. In questo rapporto asimmetrico tra i saperi, ai poli opposti si trovano spesso scienza e arte, considerate sfere culturali separate: rappresentazione oggettiva della realtà, strumento privilegiato per conoscere e agire nel mondo, la prima; espressione della soggettività e delle emozioni, puro veicolo del bello, la seconda. Nel progetto di ricerca presentato da Rita Giuffredi nello stesso volume, è proposto un percorso transdisciplinare che mira a far emergere queste narrazioni. A partire da un caso di studio complesso, la fertilità del suolo, un gruppo di giovani ricercatrici e ricercatori italiani è stato coinvolto in un’azione di scavo collettivo, proposta come metodologia di indagine estetica che investiga le identità dei partecipanti, le connessioni tra i diversi sistemi di conoscenza, i confini (spesso veri e propri muri) che definiscono e legittimano le discipline diverse forme di conoscenza. Il percorso ha permesso di mettere a confronto, immaginare e costruire nuove visioni e relazioni tra scienza, società, ecosistemi e attori umani e non umani, e può costituire una traccia da seguire in questo contesto.

NUOVI RUOLI ANCHE PER LA CITTADINANZA NEGLI SCENARI PNS

La comunità di pari non implica solo nuovi ruoli per chi si occupa di ricerca scientifica, ma anche per la cittadinanza che oggi – in una società dove il sapere non si genera solo nelle accademie e nelle istituzioni di ricerca – diventa parte attiva nella produzione di conoscenza, dilatando la stessa nozione di comunità estesa di pari. È quanto è accaduto durante la pandemia da Covid, dove i comportamenti individuali e collettivi si sono rivelati cruciali per affrontare l’emergenza. Le persone, spiega Mariachiara Tallacchini nello stesso volume, hanno ricevuto una doppia delega, cognitiva e normativa: da un lato, il compito di comprendere e contestualizzare le informazioni scientifiche alla base delle proprie scelte; dall’altro, la responsabilità di aderire con fiducia alle direttive istituzionali che si sono succedute in quei momenti drammatici.

Le potenzialità di questa configurazione partecipativa per uno sviluppo democratico e responsabile del rapporto istituzioni-esperti-società sono enormi, ma ancora largamente sottovalutate. È necessario il riconoscimento delle “capacità epistemiche” diffuse nella cittadinanza e l’attivazione di nuove pratiche di apprendimento, individuale e collettivo. Solo in questo modo sarà possibile fronteggiare con adeguata preparazione (preparedness) le sempre più frequenti situazioni di incertezza in cui ci troviamo ad operare.

COSTRUIRE COMUNITÀ DI PRATICHE

Nello stesso volume cui ci riferiamo in questo post, il tema della comunità estese di pari è esplorato anche nel suo farsi pratica di ricerca collaborativa, inter, multi e transdisciplinare. Anna Scolobig, ad esempio, presenta alcune riflessioni su un processo partecipato finalizzato all’elaborazione di un piano di mitigazione del rischio da frana per la città di Nocera Inferiore in Campania. Attraverso il confronto tra le diversità disciplinari del personale di ricerca coinvolto, – dalla geotecnica alla sociologia – e il coinvolgimento di soggettività locali (residenti, imprese, amministrazioni) – sono state identificate priorità comuni che hanno portato alla definizione di un piano di mitigazione condiviso, poi implementato con interventi di ingegneria naturalistica, che dura tuttora.

 

NOTE

[1] L’Astorina, A. & Mangia, C. (eds). (2022). Scienza, politica e società: l’approccio post-normale in teoria e nelle pratiche. SCIENZIATI IN AFFANNO? (Vol. 1): pp.296. Cnr Edizioni. https://doi.org/10.26324/SIA1.PNS

Autori

  • Alba L’Astorina Formazione in sociologia dei processi culturali, lavora presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente di Milano, dove si occupa di modelli teorici e pratiche transdisciplinari di produzione e condivisione pubblica della scienza. Recentemente, ha approfondito il ruolo che la comunità scientifica svolge nel rapporto scienza-società attraverso le sue pratiche di ricerca, le sue narrazioni e le tante forme di collaborazione in cui è sempre più coinvolta, dalla citizen science alla Ricerca e Innovazione Responsabili (RRI) fino all’approccio della scienza post-normale. Insieme a Cristina Mangia e Alessandra Pugnetti ha fondato la Collana editoriale CNR Scienziati in affanno e il Gruppo di lavoro interdipartimentale CNR Natura, ricerca e società. Ama ascoltare storie e condividere quelle che pensa possano ispirare anche altre persone. Cristina Mangia Laureata in Fisica, è ricercatrice presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima di Lecce. Si occupa di inquinamento atmosferico e dei suoi impatti salute, combinando ricerca fondamentale e studi applicati in casi territoriali. Attraversando conflitti e disuguaglianze tipiche dei contesti di contaminazione ambientale, l’attività di ricerca nel tempo si è intersecata con l’interesse più ampio per il rapporto scienza e società, con focus su comunicazione, giustizia ambientale e dinamiche di genere. Insieme a Marco Cervino cura la rubrica Coscienziat@ sulla rivista Sapere ed è co-direttrice responsabile della o la Collana editoriale CNR Scienziati in affanno insieme ad Alba L’Astorina e Alessandra Pugnetti. Con loro, dal 2023, coordina il Gruppo di lavoro interdipartimentale CNR Natura, ricerca e società. Alla ricerca di nuovi linguaggi per raccontare le crisi ambientali, collabora con Sabrina Presto al progetto teatrale ed editoriale Scienziate visionarie con Sabrina Presto.

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  • Formazione in sociologia dei processi culturali, lavora presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente di Milano, dove si occupa di modelli teorici e pratiche transdisciplinari di produzione e condivisione pubblica della scienza. Recentemente, ha approfondito il ruolo che la comunità scientifica svolge nel rapporto scienza-società attraverso le sue pratiche di ricerca, le sue narrazioni e le tante forme di collaborazione in cui è sempre più coinvolta, dalla citizen science alla Ricerca e Innovazione Responsabili (RRI) fino all’approccio della scienza post-normale. Insieme a Cristina Mangia e Alessandra Pugnetti ha fondato la Collana editoriale CNR Scienziati in affanno e il Gruppo di lavoro interdipartimentale CNR Natura, ricerca e società. Ama ascoltare storie e condividere quelle che pensa possano ispirare anche altre persone.

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  • Laureata in Fisica, è ricercatrice presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima di Lecce. Si occupa di inquinamento atmosferico e dei suoi impatti salute, combinando ricerca fondamentale e studi applicati in casi territoriali. Attraversando conflitti e disuguaglianze tipiche dei contesti di contaminazione ambientale, l’attività di ricerca nel tempo si è intersecata con l’interesse più ampio per il rapporto scienza e società, con focus su comunicazione, giustizia ambientale e dinamiche di genere. Insieme a Marco Cervino cura la rubrica Coscienziat@ sulla rivista Sapere ed è co-direttrice responsabile della o la Collana editoriale CNR Scienziati in affanno insieme ad Alba L’Astorina e Alessandra Pugnetti. Con loro, dal 2023, coordina il Gruppo di lavoro interdipartimentale CNR Natura, ricerca e società. Alla ricerca di nuovi linguaggi per raccontare le crisi ambientali, collabora con Sabrina Presto al progetto teatrale ed editoriale Scienziate visionarie con Sabrina Presto.

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